1. MOBBING sul posto di lavoro: cosa si intende

Mobbing: cos’èmobbing

Con il termine mobbing si intende un insieme di comportamenti violenti (abusi psicologici, vessazioni, demansionamento, emarginazione, umiliazioni, etc.) perpetrati da parte di superiori e/o colleghi, prolungato nel tempo e lesivo della dignità personale e professionale del lavoratore nonché della sua salute psicofisica.

I singoli atteggiamenti non costituiscono necessariamente fattispecie di reato né debbono essere di per sé illegittimi, ma nell’insieme producono danni plurioffensivi anche gravi, con conseguenze sul patrimonio del mobbizzato, la sua salute, la sua esistenza.
Questa pratica è spesso condotta con il fine di indurre la vittima alle dimissioni, senza quindi ricorrere al licenziamento.

Può essere attuata o per ritorsione a seguito di comportamenti non condivisi (ad esempio, denuncia ai superiori o alle autorità di irregolarità sul posto di lavoro), o per colpire il rifiuto di sottostare a proposte o richieste sessuali o in violazione di norme deontologiche o etiche o illegali.

L’attività persecutoria deve avere le caratteristiche di sistematicità e durata (si ritiene più di 6 mesi) e deve essere funzionale alla fuoriuscita del lavoratore, causandogli una serie di ripercussioni psico-fisiche che spesso sfociano in specifiche malattie (disturbo da disadattamento lavorativo, disturbo post-traumatico da stress) ad andamento cronico.

Si distingue:
mobbing gerarchico: abusi commessi dai superiori gerarchici,
mobbing ambientale: i colleghi isolano il lavoratore, lo privano apertamente della ordinaria collaborazione, dialogo e rispetto.
mobbing verticale: è condotto da un superiore al fine di costringere alle dimissioni un dipendente in particolare; in questo caso, le attività di mobbing possono estendersi anche ai colleghi che preferiscono assecondare il superiore o non prendere le difese della vittima per non inimicarsi il capo, nella speranza di fare carriera, o semplicemente per “quieto vivere”.
mobbing orizzontale: praticato da parte dei colleghi verso un lavoratore non integrato nell’organizzazione lavorativa per motivi d’incompatibilità ambientale o caratteriale, ad es. per i diversi interessi sportivi, per motivi etnici o religiosi oppure perché diversamente abile; generalmente la vittima viene utilizzata come “capro espiatorio” su cui far ricadere la colpa della disorganizzazione, delle inefficienze e dei fallimenti.
mobbing strategico: l’attività vessatoria e dequalificante tende ad espellere il lavoratore, per far posto ad un altro lavoratore.

Dunque, i tratti caratterizzanti la figura sono:
· la reiterazione e la sistematicità di condotte ostili, ancorché non necessariamente illegittime o illecite;
· l’intenzionalità della strategia persecutoria.

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Avv. Daniela Messina

Avvocato civilista, del lavoro e divorzista

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